OGGI VI DICO CHE… SCIACQUATE I PANNI IN ARNO!

“Sulle rive di questo Arno nelle cui acque risciacquai i miei cenci”. (Alessandro Manzoni in una sua lettera alla madre)

ATTUALIZZANDO… VOGLIAMO DIFENDERE LA LINGUA ITALIANA?

italiano linguaCome ho già scritto qualche volta, detesto i forestierismi,  in particolare gli inglesismi che stanno demolendo la lingua italiana,  sostituendo parole straniere a quelle del nostro lessico. Sono perfettamente consapevole che la battaglia è perduta, ormai: come se ci illudessimo di fermare il vento con le mani. Ma che bisogno c’è di dire baby anziché bambino? Gay anziché omosessuale? Family day anziché giorno della famiglia? Boss anziché capo, brand anziché marca, test al posto di esame? Ho chiesto alle mie collaboratrici di esaminare i titoli e i sottotitoli delle edizioni di ieri di “Il Corriere della Sera” e di “La Repubblica”. Senza entrare nei testi degli articoli – saremmo travolti da una tempesta! – sia il Corriere sia Repubblica propongono una ventina e più di forestierismi, quasi tutti inglesismi.
Ecco l’elenco di “Il Corriere della Sera”: record, bad bank, stop, deficit, top manager, export, family day, gay, caucus, nomination, convention , mail, derby, leader, online, minicar, record, flop, live, leadership, choc, wrestling, horror, set, plug-in, full hybrid, master, designer, dossier, kamikaze chef, chance, coupé.
Ecco l’elenco di “La Repubblica”: baby, racket, shock, gay, family day, ex, manager, dossier, fly zone, minicar, boss, brand, rapper, pop, derby, show, k.o., in front, test, smog, parking, clochard.
Alcuni anni fa, fui testimone di un divertente episodio. Al mattino, in una trasmissione televisiva, ascoltavo con piacere le desolate riflessioni di ospiti che la pensavano come me: amanti della lingua italiana, ostili e impotenti di fronte all’attacco inglese. Ma poi mi accorsi di una curiosa contraddizione e decisi di telefonare per esprimere una ragionevole curiosità: “Apprezzo la battaglia contro gli inglesismi, ma il vostro programma si chiama Coffee break. Non sarebbe più semplice, considerando le vostre idee, Pausa caffè?”. Sono passati alcuni anni e il programma, cambiano i conduttori, forse i dirigenti e gli autori, sempre Coffee break si chiama. La battaglia è perduta, ma vogliamo combatterla ugualmente?

RENZI E LE POLEMICHE CON L’EUROPA

juncker-renzi“Noi salviamo vite, voi pensate ai conti”, così dice Renzi, titolo di apertura di “La Repubblica”. “Europa, Renzi attacca ancora: basta con i burocrati, noi salviamo vite”, così “Il Corriere della Sera”. “Migranti: sui soldi alla Turchia l’Italia si è arresa all’Europa”, denuncia “Il Fatto Quotidiano”. Le interpretazioni sulla qualità e i contenuti dello scontro tra il nostro premier e l’Unione Europea (personalizzando, Juncker) sono variegate, numerose e tutte discutibili, ovvero nessuna pienamente convincente. E chi sono io per stabilire una valutazione definitiva? Però, una cosa si può aggiungere…

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RENZI, LE SUE RAGIONI, I POTERI, IL SERVILISMO

In breve, la penso così.

Renzi Europa1) Che ci sia uno scontro, ormai, è sotto gli occhi di tutti. Renzi alza la voce, batte i pugni, le risposte che gli arrivano dal fronte europeo sono altrettanto indiplomatiche.

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migrazioni2) Penso che Renzi abbia assolutamente ragione su due punti: di fronte alla tragedia delle migrazioni l’Europa è stata indifferente rispetto ai nostri problemi, come se l’Italia, Paese di confine, non facesse parte dell’Europa; non si capisce perché alla Turchia siano state concesse, in tempi rapidi, agevolazioni negate all’Italia e alla Grecia, calcolabili in alcuni miliardi di euro.

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euro-italia3) Premesso questo – è un modo di dire che preferisco rispetto all’orrendo “detto ciò”, che dilaga dovunque – è innegabile che l’Italia, da un governo all’altro e anche durante il governo Renzi, con evidenti contraddizioni, non abbia avuto e mantenuto una strategia coerente e intelligente, sia per quanto riguarda le migrazioni, sia per i conti economici.

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ue4) Purtroppo, con dispiacere perché adoro le utopie e le utopie sono perdenti, tutti stiamo assistendo al crollo dell’Europa, forse il sogno europeo era un’utopia: ha retto fin quando i problemi e le divergenze erano gestibili. Il sogno si sta sfasciando di fronte alle tragedie dei migranti e alle ingiustizie sui fronti economici. Del resto, come si poteva sperare che si compattassero gli Stati Uniti d’Europa senza una banca unica, con lingue diverse, contraddizioni e costumi a volte opposti, anche con alcune diversità religiose? Un cittadino di New York o di Los Angeles o qualsiasi cittadino dello Iowa dice “sono americano”. Avete mai sentito un italiano, un francese o un tedesco o uno svedese, e così via, dire “sono europeo”?

craxi5) La questione di fondo, tuttavia, ultima e definitiva, è legata come sempre al potere. In qualsiasi situazioni di potere c’è chi comanda e chi subisce: patriotticamente, possiamo fare il tifo per Renzi e compiacerci che alzi la voce, sostenendo la dignità degli italiani; realisticamente, dobbiamo valutare se ci porti a qualche risultato. E la scelta è quella di sempre: stiamo a corte, come cortigiani, con la coda tra le gambe, con adeguato servilismo, oppure vogliamo far sentire la nostra voce, fuori dal coro, con tutto ciò che ne consegue? C’è un riferimento recente, il simbolo è Bettino Craxi. Non venitemi a dire che Craxi fu vittima di tangentopoli e dei misfatti legati alla stagione delle tangenti, per altro mai sconfitta e, all’epoca di Bettino, accettata silenziosamente da tutti come finanziamento dei partiti. Craxi alzò la voce, di brutto, contro Reagan, e si è visto com’è andata a finire. Per Bettino un cattivo destino, sostanzialmente i nostri rapporti con gli Stati Uniti non sono migliorati di un millimetro.

renzi-merkel6) Con ciò non voglio dire che dobbiamo appecoronarci ai poteri forti europei, che schiacciano le nostre forze. Ma, al posto di Renzi, che del resto è nato democristiano, forse sarebbe più produttivo, per lui e per noi, perseguire uno stile, come dire, andreottiano. E aggiungerei: alzare la voce a distanza non mi sembra né esteticamente né concretamente convincente, se poi negli incontri diretti, quello recente di Renzi con la Merkel e quello imminente con Juncker, i toni si abbassano di colpo.

cesare@lamescolanza.com
02.02.2016