OGGI VI DICO CHE… LONGEVITA’! MA COSA SIGNIFICA?

“Longevità. Estensione smodata della paura della morte”. (Ambrose Bierce, view  “Dizionario del diavolo”, 1911)

ATTUALIZZANDO… DUE O TRE COSE CHE FORSE SAPETE

vecchiaia“Invecchiare è noioso, ma è l’unico modo che abbiamo per vivere a lungo” (Charles Augustin de Sainte-Beuve, “Causeries du lundi”, 1851/62).
Molte volte mi interrogo su cosa significa la vecchiaia, per quanto mi riguarda mi dicono che non posso parlare di longevità, a 73 anni. Penso che Papa Francesco non abbia considerato la mia discutibile qualità, quando ha sentenziato che la vecchiaia è la sede della sapienza della vita. Amante degli aforismi, come sapete, mi identifico un po’ di più in Jonathan Swift: “Ogni uomo vorrebbe vivere a lungo, ma nessuno desidera invecchiare” (“Pensieri su vari argomenti”). E, soprattutto, in queste due altre formidabili battute: “La vecchiaia è triste non perché cessano le gioie ma perché finiscono le speranze”(Jean Paul); “Nella vecchiaia ci si pente soprattutto dei peccati non commessi” (William Somerset Maugham).
Autocriticamente, posso dirvi che mi accorgo con lucidità di camminare a fatica, e questo non è importante, ben più importante è che la mia attitudine ad esprimermi con battute ironiche stiano lasciando il posto, ahimè, ad acidità e sarcasmo. Se volete divertirvi, l’ultimo peccato è aver scritto una lunga lettera ad un amico, che scherzosamente (spero) mi aveva accusato di essere terrorizzato da qualcuno. Affinché mi conosciate meglio, l’unico terrore che avverto è il pensiero che qualcosa di terribile posa succedere ai miei figli. Doloroso, ma non terrorizzante, è che qualcosa di terribile possa succedere alle mie due mogli, ad alcuni parenti e ai miei pochi veri amici. Ciò premesso, anzi “detto ciò”, stupidissima espressione, come ho scritto ieri, con cui ci siamo abituati a dare fiato alla bocca, mi piacerebbe coinvolgervi e sapere da voi cosa intendiate per longevità e cosa per vecchiaia.

LA LONGEVITA’ DEI DIRETTORI DEI GIORNALI / LORENZETTO DIXIT

stefano-lorenzetto.750Da Stefano Lorenzetto – un gran pignolo, non meno di Mauro della Porta Raffo – ho ricevuto una lettera, a proposito della longevità di alcuni direttori di giornali. Lorenzetto, come quasi sempre gli succede, è rigoroso e preciso. Aggiungo di aver ricevuto la lettera in copia, quella primaria è stata indirizzata a Marco Travaglio, direttore del “Fatto Quotidiano”. Eccola…

“Caro Marco,
la classifica dei direttori più longevi pubblicata dal “Fatto Quotidiano” lunedì 7 dicembre, e prontamente ripresa da Cesare Lanza nella sua newsletter “Alle 5 della sera”, era in parte sbagliata e in parte lacunosa. Tento di correggerla, salvo errori od omissioni.
Il direttore in assoluto più longevo nella storia d’Italia fu Andrea Spada, incidentalmente anche monsignore, che diresse “L’Eco di Bergamo” dal 30 novembre 1938 al 28 ottobre 1989, quasi 51 anni, e per questo entrò nel “Guinness World Records”. Il secondo in classifica è Mario Ciancio Sanfilippo, alla guida della “Sicilia” da 48 anni. Il terzo è Gianpietro Talamini, che fondò “Il Gazzettino” nel 1887 e lo diresse fino al 1934 (fanno 47 anni). Il quarto è Giuseppe Dalla Torre del Tempio di Sanguinetto, la cui permanenza alla direzione dell’“Osservatore Romano” fu quasi pari alla lunghezza del suo cognome: 40 anni, dal 1920 al 1960 (ma qui eccepirai che trattasi di testata estera: obiezione accolta).
Prima di Baldassare Molossi, per 35 anni alla guida della “Gazzetta di Parma” come da voi ricordato, vengono Nino Calarco, che diresse la “Gazzetta del Sud” di Messina dal 1968 al 2012, salvo una breve parentesi parlamentare dal 1979 al 1983, dunque per 39 anni, e Mimmo Angeli, direttore del “Corriere Mercantile” dal 1979 fino alla chiusura, avvenuta nel luglio scorso (36 anni).
Infine, assai più durevoli di Luigi Albertini, Indro Montanelli, Eugenio Scalfari ed Ezio Mauro, furono Renato Angiolillo, per 29 anni (dal 1944 al 1973) direttore del “Tempo”, di cui era anche fondatore e proprietario, e Nino Nutrizio, che lanciò “La Notte” nel 1952 – proprio nel giorno in cui “Il Fatto” ha pubblicato la classifica – e la diresse fino al 1979, quindi per 27 anni (capisco l’amnesia selettiva del buon Lanza, il quale, avendo diretto il concorrente “Corriere d’Informazione” dal 1975 al 1976, ha omesso di rilevarlo).
E comunque, prima dell’illustre quartetto succitato, nella graduatoria dei direttori più longevi entrerebbero (entrano) anche Vittorino Meloni (al “Messaggero Veneto” dal 1966 al 1992); Mario Lodi (alla “Prealpina” dal 1960 al 1983); Chino Alessi (al “Piccolo” dal 1955 al 1977); Umberto Vittorio Cavassa (al “Secolo XIX” dal 1946 al 1968); Alessandro Perrone (editore e direttore del “Messaggero” dal 1952 al 1974).
Come abbiano fatto, tutti insieme, a resistere tanto a lungo, è un mistero gaudioso che meriterebbe d’essere investigato. Forse da uno psichiatra.

Stefano Lorenzetto”

MADAMIN, IL CATALOGO E’ QUESTO. PASSALACQUA E JORI

collage jori passalacuqa

Al catalogo delle donne che considero importanti nella società italiana per prestigio, competenza e potere, oggi inseriamo Fiammetta Jori e Lina Passalacqua. Tutte e due sono miei carissime amiche, ma l’amicizia non ha influito sulla mia scelta. Ho l’abitudine di citare qui Fiammetta indicandola come il mio premio Nobel personale: è una poetessa indubbiamente un po’ snob, ma illuminata e coinvolgente. Lina Passalacqua è una pittrice, l’ultima futurista: in questi giorni ha avuto una straordinaria idea per una mostra che certamente avrà un clamoroso successo, ma non sono ancora autorizzato a parlarvene. È anche un’ottima cuoca, ieri è riuscita a farmi gustare una pasta alle rape, che normalmente detesto. Ancora un appello: indicatemi i vostri nomi delle madamine preferite. Il mio catalogo, come sempre, deve essere assolutamente soggettivo, arbitrario e opinabile. Ma considero preziosi i vostri contributi.

UN LIBRO PER IL WEEK END / BERLUSCONI RACCONTATO DA FRIEDMAN

friedman berlusconiNe ho letto solo un centinaio di pagine, ma ve lo consiglio disinvoltamente perché è interessante l’estraneità ai fatti italiani (Friedman è un giornalista di grande valore, però americano, e si sente, sia per la qualità narrativa e mai faziosa, sia per il suo punto di vista distaccato). Il difetto che trovo è ovvio, non ho letto altre recensioni, probabile che la stessa cosa gli sia stata contestata da altri: almeno in queste prime cento pagine il suo approccio alla vita e alle opere, indubbiamente grandiose nel bene e nel male, di Silvio Berlusconi, mi appare un po’ morbido, superficiale, quando si tratta di affrontare gli episodi più scabrosi, non solo quelli da sempre sotto tiro da parte della magistratura e della sinistra. Non essere mai fazioso è una virtù rara, sorvolare non è propriamente apprezzabile. In tivù ho ascoltato pareri diversi, non so se alla fine ci sia stato un imprimatur o un gradimento del Cavaliere. Mi piacerebbe saperne di più. Comunque, pur con queste lacune, se siete attenti e appassionati alla confusione della vita politica italiana, il libro di Friedman è imperdibile.

cesare@lamescolanza.com
11.12.2015