OGGI VI DICO CHE… LE AFFINITA’ ELETTIVE

“In questo lasciare e prendere, fuggire e ricercarsi, sembra davvero di vedere una determinazione superiore: si dà atto a tali esseri di una sorta di volontà e capacità di scelta, e si trova del tutto legittimo un termine tecnico come affinità elettive”. (Johann Wolfgang Goethe, “Le affinità elettive”, 1809)

ATTUALIZZANDO…
LE AFFINITÀ TRA MATTEO RENZI E CHECCO ZALONE

renzi-zalone-2Vi propongo una mia personale interpretazione della personalità – e del conseguente successo – del premier Matteo Renzi e del dilagante comico Checco Zalone. Entrambi hanno capito che gli italiani, in stragrande maggioranza, sono stufi di chiacchiere, parole, analisi, ideologismi e, soprattutto, di pessimismi e pesantezze; e questo (giustificatissimo) stato d’animo di prevalente insofferenza si traduce in rabbia e rifiuto, verso tutto e tutti. C’è solo un modo per aggirarlo e conquistare consenso, e Renzi e Zalone lo hanno capito, senza se e senza ma: leggerezza, ottimismo, rifiuto dell’intellighentia di sinistra (“non ci capisco un cazzo”, ha detto Zalone, Renzi non lo dice ma lo pensa) cazzate evasive, in sintesi il sollievo di una tregua rispetto a tutti i problemi che ci affliggono la vita quotidiana.
Se l’analisi è giusta, vi propongo un approfondimento: Renzi è dovunque, forse pagherà la sovraesposizione e l’evidente – anche se ben nascosta – voglia di impossessarsi d’ogni potere, come un asso pigliatutto; Zalone si gestisce meglio, non è invadente, forse rischia ciò che nel nostro Paese puntualmente insidia quelli che hanno “troppo” successo: l’invidia.

NINI PAMPAN, INDIMENTICABILE

SilvanaPampaniniSe n’è andata a novant’anni, la piango nel ricordo della magnifica intervista (merito tutto suo) che mi concesse qualche anno fa. L’avevo invitata “Dal Bolognese”, in piazza del Popolo, uno dei miei ristoranti preferiti: all’epoca mi riservavano il tavolo d’angolo, l’ultimo a sinistra. Tutti gli occhi della sala si incentrarono su di noi: pensai che molti l’avevano riconosciuta, con ammirazione per il suo portamento regale (e pensai che forse qualcuno, c’erano molti miei conoscenti, si era detto: “Allora non è vero che Lanza esce solo con le ragazzette”…).
Silvana Pampanini non è stata semplicemente, come tutti oggi scrivono e dicono, la prima vera, irresistibile, diva del dopoguerra. É stata un simbolo della nostra storia, un’icona del desiderio, la femmina che tutti gli italiani hanno almeno una volta sognato di poter conquistare. Se avete curiosità di leggere la mia intervista (che risale a quindici anni fa, è pubblicata su www.lamescolanza.com), troverete le sue frecciate, le battute, la sua schiettezza leggendaria, popolaresca. E vi confido che, rileggendo dopo tre lustri, mi sono commosso: all’ultimo paragrafo, quando “Silvanella” mi disse che non aveva paura della morte e mi rivelò quale fosse il suo ultimo desiderio. Chissà se è andata così: lo spero – con tutto il cuore.

ROMA E LAZIO, IL CORRIERE DELLO SPORT GRIDA “BASTA!”

Garcia-PioliCome si diceva una volta, a caratteri cubitali il quotidiano sportivo si fa portavoce, in prima pagina, del malumore dei tifosi giallorossi e biancazzurri, di fronte all’ennesima prova negativa delle due squadre romane. A farne le spese saranno, probabilmente, i due allenatori, Garcia e Pioli. Ma dietro quel “basta!” ci sono errori enormi dei dirigenti. Nella Roma, Garcia è stato sconfessato dai dirigenti – in estate – in una maniera tanto cruda da rendere inevitabili le conseguenze sul campo e nei rapporti con i giocatori. Ancora più pesanti gli errori dei vertici della Lazio, con un beffardo contrappasso, nei riguardi del presidente della Lazio, Lotito, che aveva giudicato inopportuna la presenza in serie A di squadre provinciali come Frosinone e Carpi. Ed è stato proprio il Carpi a immobilizzare la Lazio ieri su uno squallido 0-0, senza che la Lazio riuscisse a tirare in porta una sola volta! Ora, sia per la Roma sia per la Lazio, le decisioni sono difficili: esonerare gli allenatori significa assumersi un peso economico e, probabilmente, trovare soluzioni inadeguate, a metà stagione. Mi piacerebbe introdurre una doppia regola: gli allenatori possono essere contrattualizzati solo per un anno, vietato esonerarli in corso d’opera. Così i dirigenti – che non pagano mai i loro errori – darebbero maggior attenzione alle esigenze del mister e non avrebbero un capro espiatorio a portata di mano, quello che paga per tutti, proprietà, dirigenti e – non ultimi! – gli strapagati calciatori. E infine ha ragione Sarri, allenatore del Napoli: tenere aperto il mercato due volte l’anno, per mesi, è un’induzione perversa a maneggi d’ogni tipo, nonché un grande favore concesso ai club più ricchi e potenti.

É NATO IL FIGLIO DI ILARIA D’AMICO E GIGI BUFFON

figlio buffonEvviva. Conosco (superficialmente) tutti e due, mi piacciono. Il pupo si chiamerà Leopoldo Mattia. Ilaria avrà sempre maggior successo come conduttrice, le consiglierei di staccarsi dal mondo del calcio, popolare ma limitativo. É colta, intelligente, carismatica: può fare molto di più. Gigi dovrà scegliere: spero che resti fedele al football, potrebbe essere un ottimo allenatore o un ottimo dirigente (lo ha dimostrato in tante occasioni, ultimamente con le sue esternazioni nel momento più crudo della crisi della Juventus: è un leader).

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cesare@lamescolanza.com
07.01.2016