OGGI VI DICO CHE… LA CULTURA, FIAT LUX

“La cultura è la passione per la dolcezza e la luce, e (ciò che più conta) la passione di farle prevalere”. (Matthew Arnold,  “Cultura e anarchia”, 1869)

ATTUALIZZANDO… LA SUPERIORITA’ DI VITTORIO SGARBI

vittorio sgarbiQuesta mattina abbiamo appreso una brutta notizia: Vittorio Sgarbi è ricoverato all’ospedale di Modena, in terapia intensiva, dopo un intervento chirurgico nella notte. Vittorio era in viaggio in auto da Brescia verso Roma, ha accusato un malore. Gli rivolgo i miei auguri più affettuosi, non è un’espressione convenzionale, è un amico, gli sono molto affezionato. Oggi colgo l’occasione per intrattenerci su un argomento essenziale, la cultura – che è poi il tratto primariamente distintivo della personalità di Sgarbi. La cultura può essere raggiunta e proposta in tanti modi diversi. Dividiamo il concetto, semplicemente, in due grandi fasce. C’è la cultura erudita, che schiettamente mi sta sulle palle e – presumo – infastidisce la maggior parte di noi, incolte creature umane. È un tipo di cultura forse anche utile, ma tutt’al più può servire per presentarti – con qualche possibilità di vincita – ad un quiz a premi. E c’è la cultura consapevole, intelligente, che aiuta a capire il senso della vita e il mondo in cui viviamo. È un bene prezioso, che stabilisce una differenza profonda tra chi la possiede e chi riesca a goderne. La superiorità di Vittorio Sgarbi consiste, ripeto primariamente, in questo. La sua cultura è sconfinata, sublimata dalla straordinaria capacità divulgativa che esterna con le sue affascinanti affabulazioni. Se ricordo bene, Carl Jung diceva che la vera cultura non è la nozione che apprendiamo, ma l’emozione che ci lascia dentro e che, per fortuna nostra e degli altri, a volte riusciamo a trasmettere. “La cultura non è un lusso, è una necessità”. (Gao Xingjiang, “La montagna dell’anima”, 1989).

SENZA QUALCHE DIFETTO, SGARBI SAREBBE STATO UN LEADER IN POLITICA

Vittorio-SgarbiQuanto mi sono arrabbiato, e tuttora mi arrabbio, al pensiero dei difetti che gli hanno impedito una importante carriera in politica. Vittorio è un leader nella cultura, non solo nella storia dell’arte – la sua specificità. È un leader nella divulgazione, nella affabulazione, nella prontezza delle battute, nelle polemiche, direi anche nella disponibilità e generosità. Sarebbe stato, senza un paio di micidiali difetti, un leader politico ineguagliabile: oltre alla qualità culturale, ha un coraggio illimitato, riesce ad osare dove gli altri si intimidiscono e cedono a compromessi, mediazioni, ipocrisie. Ha una capacità di sintesi e di decisionismo al di fuori della norma. E, in eventuali confronti diretti, è in grado di stendere, per non dire, asfaltare, insomma mettere k.o., qualsiasi interlocutore. Purtroppo, Vittorio è anche un cazzaro leader: presumo perché, come tanti (quorum ego), non prende sul serio la vita, non le attribuisce un senso, alla fine coglie l’aspetto comico e grottesco delle dispute e, quando sia possibile, dopo invettive e formidabili esternazioni su linee controcorrente, anche immoralistiche, in ogni caso non convenzionali, preferisce chiudere con una battuta, uno sberleffo, una risata. Questa è una grande dote, esistenzialmente, ma in politica stabilisce un limite perché non gli porta, ahimè, credibilità. Di più: non avendo soggezione verso nessuno, Vittorio è capace di mandare a fanculo chiunque, qualsiasi potente, vero o presunto, in questa miserabile terra. È tra i pochi, pochissimi (in particolare in politica), capace di evitare la meschinità di essere forte con i deboli e debole con i forti. Mentre gli auguro di guarire al più presto e tornare, più fresco di prima, ai suoi celebri show televisivi, lo amo per le qualità e anche per i difetti, ma rimpiango che non sia riuscito a liberarsi dei difetti che ho indicato: diversamente, avrebbe potuto essere il capo che la destra non riesce ad avere. Ammesso che questa leadership gli sia mai interessata. Perché “la cultura rende un popolo facile da guidare, ma difficile da trascinare; facile da governare, ma impossibile a ridursi in schiavitù”. (Henry Brougham, “Discorso alla Camera dei Comuni”, 1828).

SU SGARBI, AGGIUNGO UN RICORDO PERSONALE

sgarbi e mussoliniLitigammo in maniera furibonda, all’epoca in cui mi occupavo dei programmi televisivi domenicali. Come si usava, gli preparai un trabocchetto: un incontro/scontro con Alessandra Mussolini (i due non si sopportavano, notoriamente). Tutti e due mi avevano detto di non essere disponibili a partecipare al programma, su Canale 5, se fosse stato presente l’altro/a. Assicurai che così sarebbe stato e invitai tutti e due. Una volta in studio, la Mussolini accettò di salire sul ring. Sgarbi si rifiutò. Ci fu una insolita sequenza: seguito dalle telecamere, andai a prelevarlo nel camerino, lo presi per la mano come si fa con un ragazzo discolo, in pratica lo trascinai in studio. Lui mi scappò di mano all’ultimo secondo, si rifugiò tra il pubblico e mi insultò: disse, strillando, che ero un vecchio rimbambito e che gli avevo teso una trappola (frase ragionevole, ma contraddittoria: se fossi stato rimbambito, come sarei riuscito a gabbarlo?). Nell’intervallo, durante gli spot della pubblicità, continuò ad inveire, impugnò il telefonino e disse che avrebbe telefonato “a chi sapeva lui”. Non gli ho mai chiesto e non ho mai saputo chi fosse quel “qualcuno”: Berlusconi, un alto dirigente di Canale 5? Chissà. Fatto sta che io, come cazzaro rivendico di essere ad un buon livello, mi inginocchiai per terra e a mani giunte, con ironia forse non del tutto colta dalla piccola folla che si era radunata intorno a noi, lo implorai platealmente di non chiamare nessuno. Interdetto, Sgarbi ripose il telefonino in tasca, accettò di salire sul ring e tutto finì bene: soprattutto, da allora, si creò una certa amicizia. Ancora adesso ricordo la performance divina, priva di pregiudizi, e senza riguardi verso di me e gli ospiti, che improvvisò alla presentazione di un mio libro sul gioco d’azzardo. Ricordo che lo guardavo estasiato per la sua sfrontatezza, di fronte a tutto e a tutti, per l’indipendenza e la libertà di mente. Solo l’uomo colto è libero, e non lo dico io, siamo in molti ad esserne convinti, il primo a pensarlo – forse – fu Epitteto, nel secondo secolo, in “Arriano di Nicomedia, Diatribe”.

SCANDALO BANCHE / NON SOLO ETRURIA…

codaconsAlcuni miei amichevoli lettori mi hanno fatto notare che ieri, in sintesi, mi sono occupato soltanto di Banca Etruria. Vero, l’ho fatto perché in Etruria si consuma l’aspetto più inquietante, oltre alla truffa che hanno subito gli investitori delle obbligazioni subordinate: il conflitto di interesse che investe la ministra Maria Elena Boschi, per la presenza del padre come vicepresidente dell’istituto, per lungo tempo. (La scelta della stessa Boschi di non partecipare alle riunioni di governo, in cui si discutevano provvedimenti sulle banche, indica la sua consapevolezza di essere sospettabile di questo conflitto). A parte aspetti legali (gli accertamenti spettano alla magistratura) e l’inestirpabile – in Italia – conflitto di interesse, il problema fondamentale è l’opportunità politica: non a caso le televisioni hanno rilanciato le immagini in cui si vede Maria Elena Boschi profondamente impegnata e propensa all’idea delle dimissioni della ministra Cancellieri, impegolata in analoghe circostanze, anni fa. Perciò, in molti, pensiamo che Maria Elena, anche se completamente innocente, dovrebbe dimettersi: la sua vicenda rappresenta un disturbo che rischia di diventare micidiale per il governo. Comunque, voglio ben chiarire che le riflessioni fatte per l’Etruria riguardano non solo le banche fallite, ma anche – sono preoccupato per questo ritornello che viene continuamente ripetuto – per altre banche in odore di grave rischio. E sono sempre più fermamente convinto che Matteo Renzi sottovaluta questa mina esplosiva: se lo scandalo non rientrerà nell’ambito di misure persuasive, il governo non avrà vita facile. Oggi a Roma, ad esempio, alle ore 14 presso lo Stadio di Domiziano, si è tenuta un’importante conferenza stampa dei Codacons, emeriti difensori dei diritti dei cittadini, e dei risparmiatori traditi: con l’annuncio di una offensiva legale contro gli istituti di credito (Etruria, CariChieti, Carife e Marche) e verso gli organi di controllo che non hanno impedito la rovina di 130.000 risparmiatori. Ci saranno quattro azioni risarcitorie collettive, due ricorsi al Tar del Lazio, contro l’arbitrato e il fondo da cento milioni annunciato dal governo, nonché contro Consob e Banca d’Italia per la mancata vigilanza. E, inoltre, quattro denunce alla Procura della Repubblica, Corti dei Conti e Guardia di Finanza. Obiettivo: il rimborso integrale degli investimenti per un totale 800 milioni di euro e il riconoscimento delle responsabilità di chi ha venduto titoli spazzatura e di chi non ha vigilato.

ALITALIA / AL COMANDO ARRIVA UN AUSTRALIANO

cramer ballCramer Ball, Ceo di Jet Airways, è il nuovo amministratore delegato di Alitalia, al posto di Silvano Cassano. Molti osservatori, dopo le dimissioni di Cassano, erano preoccupati per la crescente invadenza del Presidente Luca Di Montezemolo, uomo di immagine, ma per la gestione più propenso alle parole, alla consulenza e alle rappresentazioni e ai proclami dialettici, che non ai fatti concreti. Sfumata questa apprensione, Alitalia – così si spera – serenamente torna a volare.

LA MOSTRA DI UN GRANDISSIMO (RENZO ARBORE)

image004Domani alle 18 al Macro Testaccio – La Pelanda a Roma, viene inaugurata la mostra (videos, radios, cianfrusaglies) di Renzo Arbore, grandissimo personaggio, inimitabile, del mondo dello spettacolo. Dalle ore 18 alle ore 21, farò l’impossibile per essere presente e, intanto, invio a questo genio dell’intrattenimento gli auguri di rito con un abbraccio fraterno.

 

 

 

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17.12.2015