OGGI VI DICO CHE… LA CLEMENZA

“La clemenza vale più della giustizia.”
(Luc de Clapiers de Vauvenargues, Riflessioni e massime, 1746)

“La vera gloria del vincitore è quella di essere clemente.”
(Vincenzo Cuoco, Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799)

“Io non amo affatto la parola tolleranza, ma non ne ho trovate di migliori”. (Mahatma Gandhi)

“La tolleranza è il più grande dono della mente; essa richiede al cervello lo stesso sforzo necessario per stare in equilibrio su una bicicletta”.
(Helen Keller, scrittrice e attivista)

ATTUALIZZANDO… L’ASSURDO CASO DI MARCELLO DELL’UTRI

Per quanto tempo Marcello Dell’Utri dovrà ancora soffrire, prima di trovare un po di umana clemenza? Sono necessarie un paio di premesse. So bene che esistono migliaia di carcerati in condizioni simili e anche più inique, disperate. Scrivo di Marcello perché conosco il suo caso, ma da sempre chiedo umanità e giustizia per tutti coloro che in prigione subiscono un trattamento crudele. Poi: non entro nel merito di processi e sentenze, mi riferisco sempre agli aspetti umani.


È STATO IN FIN DI VITA…

Dell’Utri ha 76 anni, è afflitto da gravi malattie, è stato rinchiuso (chissà perché) per lungo tempo, a Parma, in un carcere di massima sicurezza, riservato a spietati criminali. È stato in punto di morte, fortunosamente si è salvato, e finalmente trasferito a Roma. Ma non gli vengono concessi gli arresti domiciliari. Perché?

 


NEANCHE GLI ARRESTI DOMICILIARI

Spesso si ha notizia che questo provvedimento – gli arresti domiciliari – è accordato ad assassini privi di qualsiasi giustificazione. (Marcello fu inizialmente condannato per un reato che neanche esisteva nei codici – concorso esterno per attività mafiose – e ha già scontato molti anni: la condanna sarà esaminata dalla corte europea di giustizia, che ha già smentito e annullato garbugli analoghi).


UN UOMO COLTO, CHE ACCETTA IL SUO DESTINO

Aggiungo che Dell’Utri è un uomo colto, fine, autoironico. Accetta il suo destino filosoficamente, in carcere studia: insegue un’altra laurea, ha superato i primi tre esami di storia antica con 30 e lode. Su “Il Tempo” firma una breve, deliziosa rubrica in cui racconta le bizzarrie della vita carceraria (una perla? gli fu inizialmente negato il “bugiardino”di un farmaco che doveva assumere).

 


PRESTO L’ENNESIMA PERIZIA

Il 29 settembre ci sarà l’ennesima perizia per stabilire se le condizioni fisiche di Marcello esigono che possa essere curato, a casa, in condizioni più confortevoli. Poi passeranno settimane, forse mesi. E la Corte europea chissà quando si pronuncerà.

 

 

 


SE NON GIUSTIZIA, ALMENO CLEMENZA…

Il pensiero istintivo è che pretesti e burocrazie consentano di rinviare una decisione che potrebbe risultare impopolare. Chi sa, sa bene che Marcello è un uomo anziano, malato, punito giudiziariamente in maniera molto severa, quanto meno discutibile; e che meriterebbe un trattamento ben diverso. Chi non sa, è pronto a scandalizzarsi se “quel mafioso” avrà un trattamento in apparenza di favore. Con tutto il rispetto indispensabile per la magistratura, invoco – se non giustizia – almeno un po’ di clemenza. E mi auguro che il nostro ceto politico voglia finalmente prendere iniziative serie e concrete per migliorare le condizioni di vita e sopravvivenza nelle nostre carceri, per i tanti infelici che vi sono costretti, spesso ingiustamente.

 

cesare@lamescolanza.com

25/09/2017