OGGI VI DICO CHE… COSA SIGNIFICA AMARE UN CANE

“Anima che accarezzo a sera, pilule e sei un cane
stanco, ma un cane sempre fedele. Un cane
che balbetta un nome: padrone, padrone mio.
Non lasciarmi anima cane, non lasciarmi mai”.

(Alda Merini)

PER CHI PUO’ CAPIRMI: LASCIATEMI RICORDARE LA MIA
BARBONCINA MATILDA

cane Cesare

Questo è un diario, non un blog, e a volte scrivo cose personali, stravaganti, che probabilmente interessano solo ai miei pochi e veri amici. Ma questa volta no: so che chi non ama i cani non capirà niente della mia sofferenza, ma certamente coloro che i cani li amano – ed è un amore sempre ricambiato – parteciperanno al mio dolore. Mercoledì notte, verso l’una, se n’è andata la mia barboncina, un toy, Matilda. Aveva quindici anni, un’età rispettabile, ma ci sono barboncini che vivono anche fino a venti, e più. Si è lasciata morire con dignità: da due settimane era afflitta dalla tosse, aggravata dalla faticosa respirazione per un problema alla trachea. Solo io avevo capito che era vicina alla fine.
Mia figlia Alice l’ha trovata in terrazza, dove si era rifugiata (l’estrema delicatezza dei cani è di morire in solitudine, voglio credere che sia così, per non darci dolore). Matilda ha dato due respiri ed è morta tra le braccia di Alice. Per me una fine giusta, dolce e romantica, indimenticabile: era il cane di Alice, sono cresciute insieme. Solo da due anni era diventata il “mio” cane, prima mi aveva snobbato – forse perché ero quasi sempre fuori casa, ero l’ultimo tra i suoi affetti. E del resto, dignitosa com’era, sapeva che la mia compagna era Penelope, il labrador (madre di Greta, nonna di Pablo) – che l’aveva adottata come una nipotina. Da due anni, invece, eravamo diventati inseparabili, certo perché ero l’unica presenza fissa in casa, ormai lavoro sempre nel mio bunker.
E questa presenza rende insostenibile, ora, il dolore. La vedo dovunque, ma lei non c’è più. Era al mio fianco quando per ore scrivevo al computer: non c’è più. La vedo dovunque: sul divano, in braccio, davanti alla tivù; in cucina per aspettare i bocconcini che le davo (e lei accettava forse solo per farmi piacere), in terrazzo, in bagno, dovunque. E dovunque la vedo, ma non c’è.
Sorridevo, al pensiero della strana coppia: lei minuscola, io un omaccione. Sorridevo. Ora piango, al ricordo. Pubblico la foto, di anni fa, quando era spensierata nei giochi, con le mie figlie, Alice e Marta). Matilda, il tuo amore è stato un sostegno prezioso, mi ha tenuto compagnia; spero che tu abbia sentito il mio.

E SE NON AMATE I CANI, NON ASCOLTATE SOLO ME…

Happy Woman and Dog Outside Silhouette

Agli amici che adorano i cani e ben conoscono quanto importante sia il legame con loro non ho altro da dire: so che mi capiscono e condividono tutto.  Mi rivolgo a coloro che li ignorano, o peggio li detestano, oppure – addirittura – ne hanno paura. Non pretendo  che abbiate la pazienza di ascoltare me. Vi propongo il pensiero di personaggi illustri: “L’amore per un cane dona grande forza all’uomo” (Seneca); “Chi non ha mai posseduto un cane non sa cosa significa essere amato” (Arthur Schopenhauer). E – mi sembra definitivo, quanto meno per i cattolici: “C’è nell’uomo un soffio, uno spirito che assomiglia al soffio e allo spirito di Dio. Gli animali non ne sono privi”. Lo ha detto Giovanni Paolo II. E ora ascoltatemi: se ne avete la possibilità, andate in un canile e salvate dalla morte o dagli stenti, un cagnolino. Vi sto facendo un regalo, me ne sarete riconoscenti, e il vostro cane vi darà una gioia che neanche potete immaginare.

FRASI INSOPPORTABILI: “DOBBIAMO PORTARE LA DEMOCRAZIA”…

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I talk politici sono sempre più insopportabili e lo abbiamo scritto molte volte. E la cascata senza freni di frasi fatte e retoriche ti fanno venire l’orticaria. Potremmo compilare un manualetto di espressioni da evitare. Oggi mi limito a segnalare: “Avevamo (o abbiamo) il dovere di portare la democrazia” nei Paesi che non la conoscono: che presunzione! Come se si trattasse di patate da coltivare o di un farmaco salvavita. Si va laggiù, si battono le mani o si schioccano le dita e oplà, è instaurata la democrazia! /// Sempre più fastidiosi i proclami tipo “Non ci lasceremo intimidire”, “Non dobbiamo avere paura”, “Dobbiamo proseguire  la vita normale che facevamo…”.
In realtà la vita non è più normale, non abbiamo nessuna fiducia nelle istituzioni che dovrebbero tutelare la nostra sicurezza, e dire che non ci lasceremo intimidire fa capire a chiunque che ce la facciamo sotto.

LA MARSIGLIESE (INNO MERAVIGLIOSO) E L’USO SMODATO
CHE MYRTA NE FA

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Ore 11.04: mentre sto scrivendo Myrta Merlino ci propone per la millesima volta la Marsigliese. Che è l’inno più bello del mondo. Ma questo abuso di retorica rischia di farcelo detestare.
Ore 11.17: Myrtuccia propone l’inno per la seconda volta, esempio cronologico di un uso smodato dell’enfasi, quando non ci sono argomenti intelligenti, da approfondire. Possibile che sia tanto difficile da capire? L’esagerazione, l’eccesso diventano divisivi, non aggreganti.
Ore 11.24: Myrta lascia spazio a un altro pezzo musicale straordinario, “Va pensiero”. Sembra incredibile. Per fortuna Claudio Velardi e Francesco Verderami, che retorici e banali non sono mai, intervengono. Velardi: “Non esiste l’Europa”. Verderami: “Non esiste l’Occidente”. Altro vizietto di Myrta e di quasi tutti i conduttori: appena un ospite sta dicendo qualcosa di interessante (oppure il dibattito diventa complicato) viene chiamata la pubblicità. Con aria schifata, per di più, come se non fosse la pubblicità a finanziare i costi alti delle emittenti… Stamattina un ospite, mi sfugge il nome, ha capito l’antifona e quando gli è stata data la parola, ironicamente ha chiesto: “Pubblicità?”. Che ridere.
Ore 11.43: un generale a confronto con una ragazza musulmana, che gli chiede se abbia letto il Corano. Che fa Myrta? Ho temuto un altro pezzo musicale. No: pubblicità!
Ore 11.47, si riprende la trasmissione con un filmato sulla Caritas, ovviamente ignorando quel confronto interrotto, che sembrava interessante.

EVVIVA / SCONFITTI I CENTURIONI, NON SI SA COSA FARE
CONTRO I TERRORISTI

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Il Prefetto Tronca, con un editto, ha stabilito che a Roma i centurioni o quelli vestiti da gladiatori, non abbiano più diritto di esistere e di importunare i turisti (ma quando? ma perché? Se mai, i turisti si divertono – come i ragazzi che a Washington si fanno fotografare con un cartone simulacro di Obama o Las Vegas con una immagine di Madonna!). Dunque, evviva evviva: non sappiamo cosa fare contro il terrorismo, non sappiamo se partecipare alla guerra o no, però abbiamo messo alla fame qualche decina di poveretti che avevano trovato un modo per sfangare la vita. L’immagine dell’Italia è salva, di fronte all’invasione dei turisti per il Giubileo! La vita degli italiani e dei turisti, chissà: la pratica non è urgente. E neanche le pratiche dei grandi e veri problemi di Roma, sempre insoluti: le infiltrazioni di corruzione, le strade dissestate, il traffico indomabile, i trasporti improponibili, la metropolitana a rischio, l’immondizia dilagante, il disordine burocratico, e via e via… tutto ciò che provoca un grave fastidio quotidiano a me e a milioni di cittadini (i centurioni no, non sapevo che ci dessero questo insostenibile disagio).

cesare@lamescolanza.com
27.11.2015