OGGI VI DICO CHE…  CHI É UNA VERA SIGNORA?

“Essere potente è come essere una signora. Se hai bisogno di dirlo,  non lo sei”. (Margaret Thatcher)

ATTUALIZZANDO… MADAMIN, RICORDATE ORIANA FALLACI?

Oriana Fallaci

Vi propongo ancora, per discuterne insieme, un elenco – vorrei arrivare al numero chiuso di 100 nomi – di donne italiane apprezzabili per competenza, prestigio e potere.
Un elenco opinabilissimo e quindi vi invito ad opinare, proporre, contestare e anche aggiungere. Desidero inserire solo le signore viventi, se no in primis avrei pensato a Oriana Fallaci. Le dedico la citazione di una sua meravigliosa riflessione: “Essere donna è così affascinante. È un’avventura che richiede tale coraggio, una sfida che non annoia mai. Avrai tante cose da intraprendere se nascerai donna. Per incominciare, avrai da batterti per sostenere che se Dio esiste potrebbe anche essere una vecchia coi capelli bianchi o una bella ragazza. Poi avrai da batterti per spiegare che il peccato non nacque il giorno in cui Eva colse la mela: quel giorno nacque una splendida virtù chiamata disubbidienza. Infine avrai da batterti per dimostrare che dentro il tuo corpo liscio e rotondo c’è un’intelligenza che chiede d’essere ascoltata”.

IL CATALOGO (PER ORA) É QUESTO…

potere rosa

Carissime, sapete che ho il trip delle citazioni e degli aforismi: vi dedico questo pensiero (stupendo) di Giuseppe Mazzini: “Amate, rispettate la donna. Non cercate in essa solamente un conforto, ma una forza, una ispirazione, un raddoppiamento delle vostre facoltà intellettuali e morali. Cancellate dalla vostra mente ogni idea di superiorità: non ne avete alcuna. Un lungo pregiudizio ha creato, con una educazione disuguale e una perenne oppressione di leggi, quell’apparente inferiorità intellettuale, dalla quale oggi argomentano per mantenere l’oppressione”.
–  Elena Aceto di Capriglia. Contessa (cioè: famiglia nobile da centinaia di anni), forse l’ultima sobria regina, senza altezzosità, dei salotti romani.
–  Bianca Berlinguer. Figlia del mitico Enrico? Certo. Ma bravissima di suo, autorevole e rigorosa, alla guida del Tg3.
– Marina Berlusconi. Leader della Mondadori, combattiva, esemplare nel sostegno e nella difesa del papà, di cui è possibile successora.
– Laura Biagiotti, regina della moda.
– Ilda Boccassini. Quando sprizzano scintille nella Procura di Milano, “la rossa” c’è:  intransigente (non solo) verso Berlusconi.
– Emma Bonino, non poteva certo mancare tra i nomi delle donne eccellenti.
– Maite Bulgari, regista e produttrice di film, presidente di Digita Vaticana.
– Maria Elena Boschi. Ministro per volontà di Renzi, accolta con qualche scetticismo, ma studia di notte per preparare anche i particolari.
– Tania Cagnotto, tuffatrice emerita.
– Azzurra Caltagirone. Erede di un impero, manager importante e ricca di personalità, ambizioni perfino inferiori rispetto alle sue qualità.
– Gabriela Cardenas, consigliere Airc per il Lazio, ha vissuto tra Torino, Londra, Madrid e Amsterdam e da un anno è appassionata lavoratrice di Engel & Völkers.
– Mara Carfagna. Ex ministro, colonna di Forza Italia, anche lei danneggiata dalla grazia fisica, si è affermata per coerenza e competenza. Un futuro da leader.
– Sandra Carraro, regina dei salotti, superstiti e vitali (le chiedo venia perché non vorrebbe mai essere citata).
– Laura Cioli, meritatamente designata come nuovo amministratore delegato e direttore generale di Rcs.
– Carmela Cipriani – figlia di Arrigo e nipote di Giuseppe (l’inventore del Bellini) – che ha lasciato la professione di avvocato per gestire il celeberrimo Harry’s Bar a Venezia e la locanda di Torcello. Scrive anche ricette per bambini.
– Loretana  Cortis, di Poste Italiane, il suo motto potrebbe essere: mi documento, ergo sum. Gli addetti ai lavori nel mondo istituzionale lo sanno bene.
– Samantha Cristoforetti, la nostra astronauta.
– Maria De Filippi. Decollata grazie all’intuito di Maurizio Costanzo, oggi è number one in televisione: ha inventato il neorealismo televisivo.
– Elena Di Giovanni, brillante comunicatrice di grande esperienza (già direttore della Biennale di Bernabè) e partner di Comin&Partners.
– Costanza Esclapon. Dirigente Rai, in qualsiasi società e incarico apprezzata e qualificata per imparzialità e aziendalismo.
– Nicole Fedele, nata a Tolmezzo (provincia di Udine), che ha battuto il record del mondo in parapendio percorrendo 401 km in circa 9,5 ore, mantenendo una media di 45 Km/h.
– Marisela Federici, regina dei salotti, superstiti e vitali (con qualche dubbio: perché le ho chiesto tante volte di staccarsi dalla sua celebre e sofisticata tavola sull’Appia per tenermi compagnia in una osteria ben scelta, per una semplice amatriciana o un gustoso cacio e pepe).
– Inge Feltrinelli, leader intramontabile della casa editrice che fu di Gian Giacomo e inesauribile animatrice di interessi culturali.
– Edwige Fenech. Le è scivolata addosso l’insidiosa fama dei film porno soft, si è affermata come imprenditrice e produttrice. E accetta le insidie dell’età per la sua leggendaria bellezza.
– Milena Gabanelli. “Report” è il programma più pungente e temuto della Rai. Candidata alla Presidenza della Repubblica, ha rifiutato.
– Josefa Idem, canoista che ha partecipato a otto Olimpiadi, 43 medaglie, ex ministra nel governo di Enrico Letta.
– Maria Patrizia Grieco. Presidente dell’Enel, personalità autonoma (sul canone da mettere in bolletta, non si fa dettare le regole). Una sua famosa battuta: “Il potere non è buono né cattivo”.
– Marina Grossi Guarguaglini. Ingegnere, fin dagli anni in cui ingegneri erano per lo più i maschi. Tosta, determinata e di mente indipendente.
– Lilli Gruber. Nella foresta di La 7 tiene alto il livello dell’emittente, dimostrando che in tivù si può ragionare anziché urlare.
– Giulia Innocenzi, anche se può sembrare acerba di fronte ai nostri tre criteri di valutazione: emergente conduttrice  – la più promettente, nel mondo televisivo – a La 7.
– Simona Izzo, una gran signora della televisione.
– Maria Latella. Cura su Sky un talk show equilibrato politicamente, ambito dai soliti noti, chiuso a ignoti e figuranti.
– Monica Maggioni. Ex inviata straordinaria sui fronti di guerra e Paesi impervi, presidente della Rai con volontà di esercitare un ruolo non convenzionale.
– Emma Marcegaglia, ex presidente di Confindustria e presidente Eni, schiena dritta, colonna dell’azienda di famiglia.
– Marta Marzotto. Se la libertà di mente e la capacità di andare controcorrente hanno ancora un significato, lei sarebbe la first lady.
– Giorgia Meloni. Finalmente una donna sindaco di Roma? Non le mancano certo carattere, passione e indipendenza intellettuale.
– Monica Mondardini, amministratore delegato del gruppo L’Espresso – La Repubblica. Innata qualità dirigenziale.
– Letizia Moratti. Curriculum impressionante: già ministro, sindaco di Milano, presidente di aziende e in Rai… la mia Thatcher personale. Rigorosa: non fa un favore a nessuno. Pregio o difetto?
–  Alessandra Moretti. Ha dato, nel Pd, una rara dimostrazione di disciplina e coerenza. In prospettiva, un ruolo da ministro.
– Claudia Mori, importante produttrice.
– Roberta Neri, amministratore delegato che deve portare Enav in Borsa, lady di ferro.
– Rossella Orlandi. Direttore generale di Equitalia, e tanto basta.
– Barbara Palombelli. Star televisiva, mantiene un ruolo centrale (e trasversale) nelle relazioni che contano, d’ogni tipo.
– Flavia Pennetta, la tennista che ha vinto gli Open di New York e subito dopo ha annunciato il suo ritiro dall’attività agonistica.
– Livia Pomodoro. Magistrato super partes, indicata come possibile candidata al Quirinale prima dell’elezione di Mattarella.
– Miuccia Prada, regina della moda.
– Norma Rangeri, direttore de “Il Manifesto”.
– Sabina Ratti Profumo. Social responsability in Eni, super preparata, studiosa meticolosa e puntigliosa.
– Lucrezia Reichlin. Economista, editorialista di “Il Corriere della Sera”. Il suo nome fu sussurrato anche per il Quirinale.
– Agnese Renzi, la consorte del premier, che ha dimostrato di saper interpretare il suo ruolo con misura e dignitosa intelligenza.
– Marina Ripa di Meana. Non ha alcun ruolo istituzionale o professionale, ma è consultata da tutti, su qualsiasi argomento. Qualcosa vuol dire…
– Francesca Sanzone, 36 anni, scelta dal dg Michele Uva come vice direttore generale della Federazione calcio: conosce sei lingue, tutti la definiscono integerrima, preparata e determinata.
– Valentina Scialfa, assessore alla scuola nel Comune di Catania, è bella quanto intelligente.
– Rosella Sensi, ex presidente di una grandissima Roma e oggi manager di congiunzione tra Lega Dilettanti e FIGC  per la valorizzazione e lo sviluppo del calcio femminile. L’apprezzo da sempre.
– Isabella Seragnoli, grandiosa imprenditrice.
– Paola Severino. Prof. alla Luiss, importante studio legale, prima donna ministro della Giustizia in Italia. Autrice di una legge strattonata da ogni parte politica, secondo interessi e convenienze.
– Luisa Todini. Presidente di Poste, ex cda Rai, importante azienda di famiglia. Fascinosa, con inesorabile spirito manageriale.
– Catia Tomasetti. Presidente di Acea, candidata leader alla Camera di Commercio di Roma, esperta in finanza di progetto, legale di livello internazionale.
– Roberta Vinci, l’indomita rivale di Flavia Pennetta.

 LIBRO DI BRUNO VESPA – SULLE DONNE –  ANNULLATA PRESENTAZIONE (CON BERLUSCONI)

bruno vespa e silvio berlusconi

Poteva essere un incontro interessante… Ma l’ufficio stampa Mondadori ci ha informato che la presentazione del libro di Bruno Vespa con Silvio Berlusconi è stata annullata: “La delicata situazione internazionale, anche alla luce della crisi tra la Russia e la Turchia, ha suggerito al Presidente Berlusconi di rimandare al 16 Dicembre la presentazione del mio libro”: questo comunica Bruno Vespa, in accordo con Mondadori.
Una domanda sorge spontanea: ma la vita non deve continuare secondo normali abitudini come se niente fosse? (Lo dice anche Berlusconi, lo dice anche Vespa). E che vita normale può essere senza le presentazioni dei libri di Bruno e senza che Silvio possa parlare, liberamente, di donne?

CALCIO / 1. PIER PAOLO PASOLINI, QUELLA PARTITA SI GIOCO’                     A GENOVA…

pasolini-maglia-genoa

Ieri ho ricordato di una mia partita di calcio con Pasolini, non sapevo dove (Genova o Roma?), per miei umanissimi (l’età!) vizi di memoria. Mi scuso. Ed ecco che Matteo Lo Presti, un amico di pessimo carattere ma di ottima cultura, e scopro adesso anche di buona memoria, mi scrive: “La partita di calcio è stata giocata a Genova. Ed esiste una foto su Internet: Pasolini con maglia e scudetto del Genoa, cucito sul petto. Una cosa tutta da godere, la partita a Marassi, la scelta della maglia rossoblu perché lui era tifoso del Bologna, i nostri colori lo affascinavano”. Ringrazio e ne approfitto (leggete qui sotto, se volete) per scrivere ancora che PPP in un campo di calcio, da dilettante, si batteva con una capacità di agonismo che molti professionisti si sognano.

CALCIO / 2. VERGOGNOSA PARTITA DELLA ROMA

barcellona roma

Sono genoano fin nel midollo, ma stimo la Roma ed è poco dire che simpatizzo per questo club: il motivo è che cominciai la mia carriera giornalistica, professionalmente, seguendo ogni giorno i suoi allenamenti, negli anni sessanta, per “Il Corriere dello Sport”. Ieri sera, speravo ingenuamente in un miracolo: invece la Roma è stata travolta con un punteggio tennistico: 6-1. Ci può anche stare: il divario tra le due squadre (il Barcellona aveva appena rifilato un 4-0 al Real Madrid, a Madrid) è immenso. Ciò che rende vergognosa la partita dei presunti lupi è la rassegnazione: dopo venti minuti avevano già incassato due gol, un altro annullato ma regolare, varie occasioni sciupate dai travolgenti avversari. C’è modo e modo di perdere! Da una parte c’era la squadra forse più forte nel mondo, nonostante la loro qualità i campioni davano l’impressione di divertirsi, di essere amici, di prendere il calcio come un divertimento, un’esibizione spettacolare da offrire al loro fortunato pubblico. E la Roma? Una squadra triste, ottusa e chiusa nella sua miserevole tattica difensiva. Perché?
Credo che le responsabilità di Garcia siano precise, Maicon e altri lo hanno lasciato intendere a fine partita. Una paura incredibile, di fronte all’avversario. E il punto è questo: si può perdere, certo, ma battendosi, lottando… Faceva male vedere campioni come Pjani?, Florenzi, altri, starsene inerti e rimpannucciati nella loro metà campo, senza un sussulto, senza un minimo gesto combattivo. É volgare dire che i compensi (altissimi) corrono comunque? Se non c’è cuore, almeno bisognerebbe provare il senso del dovere professionale. Il “mio” Genoa, storicamente spesso non all’altezza degli avversari, si batte comunque secondo tradizione con orgoglio, determinazione, aggressività: perciò noi tifosi ne siamo perdutamente innamorati.

 

cesare@lamescolanza.com
25.11.2015