OGGI VI DICO CHE… CANONE RAI / 1. SALVINI DIXIT

“Pagare il canone Rai? Ma non ci penso neanche. Io non ho il televisore. Arriva il bollettino da una vita e faccio la raccolta differenziata, da buon cittadino”. (Matteo Salvini, segretario della Lega, ai microfoni di ’24 Mattino’ su Radio 24).

ATTUALIZZANDO… CANONE RAI / 2. AMO LA RAI, VIVA LA RAI, PERO’…

attenti-canone-raiPreambolo: sta per uscire il mio (impertinente) dizionario sui personaggi, grandi e minuscoli, che hanno attraversato la storia della Rai dal ’54 a oggi.
L’ho molte volte annunciato, volevo uscire a fine agosto. Lo avevo ideato come “il meglio e il peggio”, cento nomi – numero chiuso – al massimo. Poi l’odio/amore (più precisamente amore/odio) per la Rai mi ha preso la mano. I nomi sono diventati mille, in pratica ci sono tutti, quelli che hanno contato qualcosa e perfino alcuni che non hanno contato niente. In molti casi sono stato feroce, ma sempre con amore di questa anomala azienda italiana. Mi ci sono messo anch’io, con un bel 4 autocritico.
Insomma: viva la Rai, amo la Rai, però questa brutta storia del canone (per di più ipotizzato come una voce della bolletta Enel) non mi va giù. Sogno la privatizzazione. Se non si privatizza, vorrei un’azienda di reale servizio pubblico, quindi sostenuta finanziariamente, ma a due condizioni: 1. Che si trovi il modo di renderla autonoma, indipendente, indifferente rispetto alle oscenità e alle pretese dei partiti politici. 2. Che sia guidata da dirigenti in grado di garantire alta qualità e offrire, nei contenuti, un livello importante di indipendenza e serietà nell’informazione, anzitutto, e in programmi di buon livello culturale, che non facciano mai il verso a quelli – sempre più insopportabili – delle emittenti commerciali.
Al momento, la Rai è un mostro con due teste: una testa pensa, in modo velleitario, a offrire qualche buon programma e un’informazione (raramente) accettabile; l’altra testa pensa a fare ascolti comunque sia (anch’io sono stato schiavo, fino al disgusto, di questo imperativo categorico), con contenuti volgari, incolti, sgrammaticati, indecenti. Così stando le cose, capisco perfettamente le reazioni politiche estreme, come quella di Salvini citata qui sopra, e quelle dell’opinione pubblica. Qui sotto, vi propongo alcuni stralci di una sacrosanta filippica, scritta dal presidente di un’associazione a tutela dei consumatori.

CANONE (IMPOSTA) RAI / 3. UN’ITALIA CHE NON CAMBI

IMG_1649di Vincenzo Donvito (Aduc). Comunque vada a finire la vicenda del pagamento dell’imposta/canone per il possesso di un apparecchio tv, sara’ sempre una sconfitta per il buon diritto, il buon senso, la ragionevolezza, il buon governo, il buon… il buon… tutto quello che di buono si possa pensare, elencare ed aggettivare… Al di la’ dell’esistenza stessa di questa imposta (su cui si possono avere opinioni diverse) quello che irrita, indispone, invita al vituperio e’ il metodo. E in democrazia il metodo e’ tutto. Se vi dicono il contrario, e’ solo qualcuno che sta cercando di fregarvi.
Il metodo? Ricordiamo dunque:
1. per far capire cosa sia, lo chiamano canone e/o abbonamento, con tanto di conferma sul nome da parte di sentenze di Cassazione e Corte Costituzionale e Antitrust… anche se e’ una imposta sul possesso di un apparecchio tv. Imposta che serve a finanziare il servizio pubblico televisivo, perche’ quello radiofonico -solo per gli utenti non professionali- lo prendono da una percentuale della Rc-auto, cosi’ che tutti gli automobilisti pagano per tutte le radio in circolazione….. alla faccia dell’equita’ e dell’uguaglianza fiscale.
2. per convincere i contribuenti a pagare fanno anche i concorsi a premi… cioe’ chi paga un’imposta vince un premio… chissa’ se esistono i cacciatori di premi come in tutti i contesti dei concorsi a premi…
3. ogni tanto passa qualcuno da casa che ti comincia a raccontare  balle spaziali sul perche’ devi pagare. Ancora oggi -dopo il cambiamento delle norme diversi anni fa- c’e’ qualcuno di questi loschi funzionari che ti dicono che devi pagare anche per il possesso di un computer. Loschi funzionari che non hanno scrupoli di far firmare dichiarazioni di un possesso di un apparecchio… Mettono anche delle firme false, loro guadagnano su quanti “evasori” hanno scovato, senza che il loro “lavoro” abbia poi un minimo di verifica, firme carpite o firme false… Quanti protestano rispetto a quelli che non hanno voglia di ammattire per dialogare con una pubblica amministrazione che fa finta di non capire le parole che dici e che scrivi e che, come un mantra malefico, ripete solo che devi pagare, devi pagare, devi pagare? ….
4.  poi ci sono le lettere che arrivano a casa e, per il solo fatto che hai una residenza anagrafica, ti dicono che non risulti negli elenchi dei contribuenti. Partono dal presupposto che per il fatto stesso di esistere, un umano debba avere un apparecchio tv, anche se siamo nel 2015 e Internet e’ anche molto meglio della tv per chi si voglia informare e divertire. E fanno anche i rigorosi: siccome l’imposta/canone si paga per residenza anagrafica, se in un medesimo appartamento ci sono due nuclei famigliari anagrafici (persona anziana e badante, per esempio), ognuno deve pagare la propria imposta..
5. inoltre, e’ proprio su questi nuclei famigliari anagrafici che fanno quelle che chiamano statistiche: ogni famiglia anagrafica deve per loro avere un apparecchio tv e quindi pagare, se non paga e’ una famiglia che evade il fisco. E da qui che ci dicono che gli evasori di questa imposta in Italia sono il 27%: questa e’ la percentuale delle famiglie che non paga questa imposta… possiede o meno un apparecchio tv? Chissà se all’Istat, dove sembra che ne sappiano qualcosa di scienze statistiche, gli si sono mai rizzati i capelli per questo uso disinvolto della loro scienza… o forse all’Istat sono tutti calvi?
6. ogni tanto qualche contribuente fa un errore, pagando pur non dovendolo fare… Ma se si prova a chiedere un rimborso, uno viene considerato come un delinquente che sta cercando di fregare lo Stato e, nella maggior parte dei casi, rinuncia al proprio diritto, anche perche’ non e’ raro che per farsi valere in diverse sedi, incluse quelle giudiziarie, debba spendere piu’ soldi di quanto riuscirebbe a farsi rimborsare.
7. stesso metodo del rimborso viene imposto  a chi fa la dichiarazione di disdetta del possesso di un apparecchio tv. Tu la mandi, come dice la legge, entro il 31/12 e dall’anno successivo non devi piu’ pagare? La tua dichiarazione viene recepita come credono loro, e i primi mesi dell’anno in cui non dovresti piu’ pagare, ti mandano una lettera in cui ti chiedono di ripetere loro quello che hai gia’ scritto nella disdetta e ti chiedono di pagare i primi sei mesi dell’anno che non dovresti pagare, e con tanto di penalita’ per il ritardato pagamento. Non solo, ma ti dicono di spedire questa dichiarazione per posta ordinaria… che se non fai la raccomandata A/R ti dicono che non hanno ricevuto nulla…
E noi? Cercheremo di dare una mano a tutti i contribuenti per farsi fare meno male. E’ forte la tentazione di andare tutti a Pontassieve, prendere la residenza anagrafica li’ dove ce l’ha il nostro capo del Governo, in nuclei famigliari anagrafici ben distinti di quello suo con la signora Agnese e figliolanza e, siccome ogni nucleo anagrafico deve pagare la sua imposta pur se il televisore e’ unico in tutta quella casetta vicino all’Arno, arriveranno queste richieste di pagamento del Fisco/Rai, non pagheremo e vedremo di nascosto l’effetto che fa. Ma credo che non lo faremo…. Noi di Aduc siamo per l’abolizione del canone e l’affidamento di un servizio pubblico minimo di informazione (senza “nani e ballerine”) grazie ad un appalto tra privati.  Vincenzo Donvito, presidente Aduc

CANONE RAI – IMPOSTA –  BOLLETTA ENEL / 4. SPES ULTIMA DEA

CanoneRaiCanone Rai in bolletta: l’Enel boccia il piano di Renzi: “Difficile da molti punti di vista”. Patrizia Grieco, presidente del gruppo energetico, rileva problemi “sia tecnici sia giuridici”. Secondo Assoelettrica, l’associazione delle aziende produttrici, “il consumatore non saprebbe più che cosa sta pagando e le imprese non riuscirebbero più a fare il loro mestiere”. Protestano, come avete visto qui sopra, anche i consumatori.

 

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20.10.2015