OGGI VI DICO CHE… CANI E PORCI, A CHI?

“Ma se al Quirinale hanno invitato cani e porci…” (battuta cult di Enrico Mentana a Pier Luigi Bersani,  il giorno dell’insediamento di Sergio Mattarella).

ATTUALIZZANDO… ENRICO MENTANA, DI BOSCO E DI RIVIERA

Enrico Mentana

Le cose sono andate così. In una delle straordinaria performances de La7, la cosiddetta “maratona”, per l’elezione del successore di Napolitano al Quirinale, Mentana chiese a Bersani: “Ma lei, come mai non è andato alla cerimonia per l’insediamento?” E Bersani, sorridente: “Mah! Problemi, ragioni di protocollo…”. Mentana:” Non è stato invitato? Ma se hanno invitato cani e porci… Ieri, a “Le invasioni barbariche” (una puntata molto buona), Mentana ha civettato con Daria Bignardi, in gran spolvero, e con i suoi due inviati principali, la Sardoni e Celata. Con lazzi e frizzi divertenti. Partiamo della battuta a Bersani. Tutti avrebbero potuto offendersi, sia l’ex segretario Pd, sia molti invitati al Quirinale, presunti “cani e porci”. Fatto sta che Mentana in video, più o meno come Montanelli quando scriveva, si taglierebbe un dito piuttosto che rinunciare ad una battuta. Si è parlato anche dei difetti dell’ex Mitraglietta. La Sardoni dice che, a volte, Enrico si lascia andare a scenate d’ira esagerate. Celata addirittura ha detto che a volte il suo direttore è sadico… Di se stesso, Mentana ha riconosciuto che un suo difetto è quello di ridere per primo delle sue battutacce. In generale, per lavorare con Mentana – è stato detto – è indispensabile non offendersi mai… Forse vi aspettate una mia opinione sull’ex ragazzo prodigio. Mi riservo, in futuro. E’ materia complessa, sia per le qualità professionali, sia per i percorsi politici, le vicende sentimentali, private, ecc. E poi lo conosco poco. Una mia impressione costante è che l’ex ragazzo prodigio dà l’impressione di sapere molto di più di quel che dice. Quanto alle battute, Mentana non è un comico, a volte esagera (un vizietto de La7, vedi Myrta Merlino), quindi non ha l’obbligo di non ridere – cosa vietata ai comici veri – di ciò che dice. Potrebbe limitarsi un po’, tutto qui, ma filosoficamente e civilmente sapete bene che sono contrario alle limitazioni. In conclusione: mi piacciono le espressioni popolari, anche “cani e porci”, quando rendono subito l’idea… Spero che Enrico non si dispiaccia per il “di bosco e di riviera” del titolo, che vuol dire una certa flessibilità rispetto agli interlocutori, che l’egregio giornalista si trovi di fronte.

MATTARELLA 1. “UN UOMO CHE MANGIA IN MODO MOLTO SEMPLICE”

Sergio Mattarella

Silenzioso e metodico: così si esprime (AGI) Enrico, titolare del ristorante Santa Cristina, dove il Presidente si recava a pranzo, prima dell’elezione. Enrico a “Un giorno da pecora”, su Rai Radio2, ha confidato il menù di Mattarella: un antipastino, funghetti farciti, affettati e verdure, e un primo tradizionale (sempre finito fino all’ultimo pezzetto di pasta), una volta Enrico si sbalordì di fronte alla richiesta di un filetto al pepe verde, desiderio assolutamente insolito. Un cliente perfetto: non parla, entra, mangia, paga e se ne va; ogni tanto un’occhiata al giornale. Prezzo medio, con un bicchiere di vino, rosso, della casa, 25/30 euro, con una piccola mancia. Un’unica unghiatina: a Mattarella non piaceva proprio il cane, un cocker, di Enrico. Quando gli si avvicinava, si bloccava e diceva: “Enrico, Enrico, prendi il cane…”.

MATTARELLA 2. TANTI ANNI FA, A GINOSTRA, PER UNA SCUOLA

Mattarella

(by Donato Moscati). Era l’estate del 1990 e l’attuale presidente della Repubblica era ministro della Pubblica Amministrazione, nel governo Andreotti. Un noto giornalista passava le vacanze come ogni anno a Ginostra, vicino a Stromboli, e venne a sapere che nel paese vivevano ragazzi che non potevano andare a scuola perché non c’era un insegnante. Il giornalista ne parlò, senza ottimismo, con l’allora ministro Mattarella. Senza ottimismo perché consapevole della modestia della politica e dei politici, che promettono, parlano e quasi mai mantengono. Mattarella diede la sua parola: entro settembre Ginostra avrebbe avuto un insegnante e così fu. Quel giornalista, ormai in  pensione, è rimasto in ottimi rapporti con il Presidente, ieri è andato a trovarlo: lo descrive come un uomo di parola, dalla schiena dritta, figlio di una Sicilia culturalemente alta.

UNA TELEFONATA DI CARLO ROSSELLA, IN  GRAN FORMA

Carlo Rossella

Mi ha telefonato Carletto, finalmente, dopo una estenuante attesa, anche perché da anni doveva pagarmi, a metà con Marco Benedetto, un pranzo: i due mattacchioni avevano scommesso incautamente con me sull’esito di non ricordo più quale consultazione elettorale. Pronto generosamente a prendersi l’onere dell’intera scommessa, Carlo è stato scavalcato in fair play da Marco, che ci ha invitato a casa sua, a breve. Non pretendo interessi, ma la mitica focaccia al formaggio preparata in casa Benedetto dalla moglie del maggiordomo Giorgio, quella sì, è irrinunciabile. E una domanda a me stesso, sorge spontanea: riuscirò in futuro a essere “cattivo” verso l’amico Carlo, come ho fatto fino ad oggi? Se per ammansirmi basta una focaccetta saporita come quella di Recco…

BATTUTE CHE CIRCOLANO, DA BERLUSCONI A RENZI

Renzi-Berlusconi

Su Silvio: “Berlusconi è ormai in conflitto di interessi con se stesso. Se è vero, come sembra vero, che si è infischiato delle esigenze del partito, nei rapporti con Renzi (Italicum e Quirinale), in cambio di promesse o garanzie per i suoi interessi.” Mi permetto di aggiungere: non sarebbe la prima volta. Su Renzi: “Se fosse intelligente la metà di quanto è incredibilmente furbo e svelto, sarebbe il padrone dell’Europa, non si limiterebbe a papparsi l’Italia.” E se io fossi, come sono e fui, noioso e pedante, aggiungerei quel famoso aforisma: “Si può imbrogliare qualcuno tutte le volte, e tutti una volta, ma non tutti tutte le volte”.

BERLUSCONI E DELL’UTRI DUE POSSIBILITA’. TERTIUM NON DATUR

Berlusconi- Dell'Utri

E siccome sono anche un testardo calabroligure, ancora ricco di passione civile, se necessario contro corrente, ogni giorno in verità, in verità vi dico: o Berlusconi viene trattato come Dell’Utri, o Dell’Utri deve essere trattato come Berlusconi. Meditate, gente, meditate. E aderite, prego.

 

POSTE/ PER CALABRIA E ALTRI, PROFONDO RIASSETTO

 

Luigi CalabriaLo avevamo anticipato, giorni fa. Luigi Calabria, proveniente da Finmeccanica, era arrivato a Poste come direttore finanziario nell’estate scorsa: sembrava sul punto di dimettersi, per scontentezza su “qualcosa” successo e non gradito nel suo settore. Al suo posto è già insediato Luigi Ferraris, un manager di Enel che a sua volta ha rinunciato all’ambizioso incarico di guidare le attività in Sudamerica del gruppo elettrico. Ma il fatto nuovo è che Calabria resta alle Poste: diventa senior advisor dell’Ad per l’attività merger and aquisitions. Secondo un ordine di servizio del 2 febbraio, Paolo Bruschi sarà direttore della segreteria tecnica e di gruppo, e delle relazioni esterne, con suoi due livelli: Coccon per la comunicazione e Iammatteo, assistente dell’Ad, alle relazioni istituzionali. Inoltre: Bianca Maria Martinelli direttore affari regolatori e legislativi, con Loretana Cortis responsabile degli affari legislativi e Scarfiglieri  per gli affari regolatori. Anna Pia Sassano, fuori da sistemi informativi, diventa direttore di architetture e servizi. Dallona, new entry, direttore sistemi informativi al posto della Sassano. Pompa, ex Ad Postecom, direttore commerciale del mercato e business. Quanto a Calabria, ormai ex direttore finanziario, interpellato, si è rifiutato di rispondere, con il tradizionale “no comment”: la classica formula che si usa, quando non si ha niente da dire, o quando non si vuole essere coinvolti in polemiche, o quando, anche per i compensi, si preferisce sorvolare. Non è una novità: è un vecchio trilemma, che l’interessato, in questo caso Calabria, non vuole sciogliere.

cesare@lamescolanza.com

05.02.15