OGGI VI DICO CHE… LA SPERANZA DI KAFKA

“C’è in Kafka una nota più peculiare. Forse il dono di una speranza tanto più efficace quanto più accuratamente sepolta, sildenafil di una pulizia morale che abbaglia proprio perché operata in assoluta umiltà…” (Italo Alighiero Chiusano).

ATTUALIZZANDO… COM’E’ DIFFICILE PARLARE “A BRACCIO”

Ghirelli OttoneVi ho già molestato a lungo, tadalafil proponendovi di assistere alla presentazione del mio libro (“Nel nome di Kafka, l’assicuratore”), oggi pomeriggio, alle 17.30, nella sala conferenze del Banco Popolare. Per non tediarvi, vi farò una confidenza: ogni volta che devo parlare in pubblico, sono sempre indeciso se farlo “a braccio”, come si dice in gergo, o seguire una serie di appunti. Escludo, ovviamente, per pudore e dignità, di leggere un testo preparato in precedenza: debolezza in cui, purtroppo, affondano anche molti personaggi del mondo politico, della finanza e dell’industria. Il problema, ma anche la felicità, per me, è di aver avuto come direttori, all’inizio della mia carriera, due autentici maestri: Antonio Ghirelli e Piero Ottone. Inimitabili, nonostante la mia ammirazione e l’affettuosa invidia… Ghirelli era trascinante, spiritoso, da napoletano eccellente, con battute, paradossi e divagazioni. Ottone era di stile anglosassone: lucido, chiaro, freddo, schematico, sempre intento a sviluppare, nel ragionamento, riflessioni coerenti; con lievità ironiche di particolare finezza. Dichiaro, benché non ce ne sia bisogno, di non essere minimamente all’altezza. E tuttavia, forse per soddisfare l’ego che mi rimproverano mia moglie e molti amici, insisto a parlare a braccio.
Spero di non annoiare nessuno oggi pomeriggio. Il metodo migliore è di lasciar spazio all’elite, nel mondo delle assicurazioni, con personaggi seduti al tavolo come Fabio Cerchiai, Mauro Masi, Andrea Battista. Complice collaborativo sarà Francesco Cevasco, giornalista del “Corriere della Sera”, che io assunsi alla metà degli anni settanta avendone individuato il talento e le potenzialità. Comunque, una cosa mi è chiara: chiunque avrà avuto la cortesia di partecipare alla presentazione, sono certo che vi sia stato indotto dal richiamo di Kafka, il più incredibile personaggio della letteratura che io abbia avuto il privilegio di leggere e apprezzare.

“IL PROCESSO” DI KAFKA, LA CASSAZIONE SU MARCELLO DELL’UTRI

645038 foto di repertorio di marcello dell'utriApprendo – è mezzogiorno – che la Cassazione ha bocciato il ricorso presentato dai legali di Marcello Dell’Utri, contro la sentenza di condanna a sette anni, per concorso esterno in associazione mafiosa. Rispetto gli ordinamenti e le sentenze della giustizia, per di più non conosco le carte processuali. Tuttavia, non solo per sentimenti di amicizia nei riguardi di Marcello, le mie perplessità, espresse più volte, restano inalterate, anzi aumentate.
Il reato di concorso esterno in associazione mafiosa non esisteva nel codice penale, e non so come, in quali termini, sia stato introdotto, comunque dopo le imputazioni a Dell’Utri (altri commentatori, più competenti di me, hanno osservato che la giustizia non può applicarsi retroattivamente). Comunque sia, esisteva un processo unico, verso Berlusconi e verso Dell’Utri. Per buonsenso – che non fa giustizia, ma quasi sempre non inganna – mi sembra inverosimile che Dell’Utri possa aver agito senza il consenso di Berlusconi. Al punto che avevo coniato uno slogan, e lo ripropongo in questo giorno amaro per Marcello, la sua famiglia, i suoi amici e sostenitori: o Berlusconi viene trattato come Dell’Utri, o Dell’Utri deve essere trattato come Berlusconi. Infatti i processi furono separati, l’esito nei riguardi di Berlusconi è stato mite, il destino di Dell’Utri ben più grave. Non solo la condanna a sette anni, ma anche la detenzione in un carcere di massima sicurezza, come previsto per i più incalliti criminali. Marcello ha già scontato due anni, è un uomo di settantaquattro anni, afflitto da gravi malattie. La detenzione ai domiciliari è concessa, diffusamente, ad assassini, delinquenti di ogni sorta. Per lui, no, nessuna clemenza: anche questo mi suscita perplessità. C’è infine, un nuovo aspetto: i legali di Dell’Utri hanno citato la decisione presa nei mesi scorsi dalla Corte Europea di Strasburgo sul caso Contrada, con un verdetto che assolveva l’imputato per accuse del tutto simili a quelle di Dell’Utri. Concludo: mi auguro che chi conosce la legge meglio di me, mi rivolga le sue puntualizzazioni, io mi esprimo per buonsenso, e lo farei per chiunque, non solo nei riguardi di una persona che stimo, le mie perplessità valgono per qualsiasi altro detenuto in analoghe circostanze. Infine, nel giorno in cui presento un mio libro su Kafka, mi è impossibile evitare di pensare al suo romanzo universalmente più famoso, “Il processo”. Visionario, acuto e intelligente com’era, Kafka incentrò il suo racconto (anticipando, come può succedere solo alle menti più illuminate, tormenti ansie angosce esistenziali oggi molto frequenti, dovunque) sul caso di tale Joseph K., accusato processato condannato giustiziato senza neanche essere informato delle motivazioni. Ripeto: rispetto, com’è d’obbligo sempre in un Paese civile, le sentenze della magistratura, ma invoco un uso del buonsenso… E mi auguro che Marcello Dell’Utri possa avere altre possibilità di ottenere, quantomeno, una più mite esecuzione della pena inflittagli.

VIVA TOTTI / LA SUA DIVERSITA’ E’ PREZIOSA

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Oggi “Il Foglio” ha pubblicato una mia lettera al direttore Claudio Cerasa, più che altro uno sfogo a sostegno del grandissimo campione della Roma, maltrattato dal suo allenatore e dai dirigenti del club. Eppure la standing ovation del pubblico di Madrid riservata a Francesco, quando è entrato in campo negli ultimi minuti della partita con il Real, dovrebbe far riflettere. Mi sembra giusto proporre anche ai lettori di questo diario il testo della lettera, sperando che sia condiviso da molti tifosi romanisti.

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cesare@lamescolanza.com
15.03.2016