OGGI VI DICO CHE… QUAL E’ L’IMPORTANZA DELLA CULTURA

“L’anima non porta niente con sé nell’altro mondo tranne la propria educazione e cultura; e questo si dice che sia il più grande servizio oppure il torto più grande che si possa fare ad un uomo morto, proprio all’inizio del suo viaggio”. (Platone)

ATTUALIZZANDO… LA PENSO COME ABBADO

claudio-abbado_Ieri ho scritto che un Rinascimento italiano potrebbe esserci solo se il nostro Paese riuscisse a elevare il suo livello, molto basso, di cultura. E citavo un reportage di Repubblica in cui si diceva che un italiano su cinque non legge un libro, non va a cinema e a teatro, non legge un giornale, non assiste ad uno spettacolo di musica né classica né pop, e così via… Curiosamente, ho avuto reazioni contrastanti: riferisco solo le critiche. Un’insegnante di liceo che stimo molto mi ha detto che la cultura non assicura né equità né un buon livello sociale; un amico mi ha detto che l’affermazione degli uomini di cultura potrebbe condurre a oligarchie pericolose; un altro ancora che la Chiesa sarebbe maestra di cultura (?), ma non per questo apprezzabile; altri hanno esaltato personaggi come Francesco, Einstein, i capi della rivoluzione francese e quant’altro, per sostenere che la cultura da questi nomi non abbia tratto giovamento…
Insomma, una macedonia indigeribile. Aspettando altri interventi, mi limito a dire che un uomo colto, per come lo intendo io, dev’essere privo di fede e di pregiudizi, quindi non potrebbe considerare positiva qualsiasi forma di religione (Francesco che dialoga con Eugenio Scalfari, poi, non mi sembra che dia un grande contributo alla cultura). Volevo semplicemente auspicare un livello medio più alto della condizione – scarsa – della cultura di oggi in Italia: ci farebbe un gran bene, in ogni senso. In parole povere la penso come Claudio Abbado: “La cultura permette di distinguere tra bene e male, di giudicare chi ci governa. La cultura salva”.

INFORMAZIONE / 1. TRONCA: UNA DOMANDA SENZA MALIZIA

troncaUna fonte affidabile (un vecchio collega) mi scrive a proposito del commissario di Roma, Tronca: risulterebbe che nella rassegna stampa non gradisca leggere le notizie spiacevoli. A me sembra incredibile, tuttavia mi piacerebbe avere una esauriente precisazione dall’ufficio stampa. Perché il trucco è vecchio e frequente: basta eliminare ciò che nel mondo accade e non ci piace, e il mondo ci sembra infinitamente più piacevole (per fare un piccolo esempio, le notizie dei suicidi, proibite dal fascismo, fino agli anni sessanta erano cestinate in quasi tutte le redazioni). Ripeto: per quanto riguarda Tronca, stento a crederci!
Tronca è stato nominato allo scopo di contenere, contrastare, se possibile eliminare i mali che affliggono Roma. Se si eliminano le notizie che parlano del male, il male di certo non si risolve (“elementare, Watson!”).

INFORMAZIONE / 2. LA REPUBBLICA LANCIA E PROMUOVE, PERO’…

ezio mauroL’ho già scritto qualche giorno fa e mi dispiace doverlo ribadire, proprio nel giorno in cui Ezio Mauro lascia, dopo vent’anni di lavoro di grande qualità, la direzione de “La Repubblica”. Succede che, a partire da domani, il quotidiano romano proporrà ai lettori una iniziativa che mi intriga tantissimo: una trentina di grandi protagonisti della storia, raccontati in dvd. Evviva. Da lettore rompiscatole ho chiesto: l’iniziativa è annunciata con dispiego di spazio e di enfasi. Benissimo. Ma perché non informare i lettori anche su quanto ci verrà a costare e se sarà possibile (siamo tanti ad aver passione per le collezioni) garantirci di non perdere un solo dischetto? Boh. L’iniziativa è battezzata, chissà perché, “il caffè della storia” (perché no cognac o whisky, o the o amaro lucano): è lodevole, sicuramente non sarà deludente. Ma sel custa? – chiedeva sempre Borghi quando qualcosa gli piaceva. Ho chiesto info a Stefano Mignanego, esemplare responsabile della comunicazione di Repubblica, ma non ho avuto precisazioni. Oggi gli mando un sms. E colgo l’occasione per una confidenza: negli anni della direzione di Mauro, ogni qualche mese gli facevo notare (da lettore, eh!) errori e lapsus del giornale. E lui rispondeva sempre, perfino scusandosi quando era il caso. Adesso sarà sostituito da Calabresi, con cui non ho confidenza, e Mignanego tace. Dovrò limitare le osservazioni al mio diario, qui. Non è poco. Ma senza fiducia di avere risposte. Quindi ciao Ezio, con nostalgia. Ma vedrai: la tua carriera comincia oggi.

COMICITÀ / TROISI, BENIGNI, MORETTI, ZALONE, VERDONE

carlo verdoneHo letto un’intervista di Carlo Verdone, in cui dice – mi sembra con una punta di amarezza – che i critici erano diffidenti, lo consideravano borghese, non popolare come Troisi e Benigni, né intellettuale come Moretti. Però, poi conclude che il tempo è galantuomo. Appunto. Come fa, un grande personaggio come Verdone, a non sapere che i critici capiscono abitualmente il giorno dopo, in senso metaforico: un anno dopo, dieci anni dopo? E, abitualmente, sono schiavi dei peggiori pregiudizi.

DOMANDE IMPOPOLARI. SULLE OLIMPIADI E LO STADIO DELLA ROMA

olimpiadi-2024Ma perché tutti fanno finta di non sapere che a Pallotta e ai suoi soci non saranno mai dati i permessi per costruire l’agognato e decantatissimo stadio? E perché tutti pensano, in primis Luca di Montezemolo, funambolo impareggiabile, che le Olimpiadi nel 2024 si faranno a Roma? Non mi interessa sapere più di tanto perché. Ma è irritante leggere frasi retoriche, a proposito delle Olimpiadi, come “É una sfida che la città merita”… Luchino aggiunge “che ci vuole un manager con pieni poteri”. Certo, ci vorrebbe – se si facesse. E chiacchiera per chiacchiera perché non fare il nome del manager auspicabile? Lui stesso, Montezemolo? E quel che è successo a Italia ‘90, mondiale di calcio, lo abbiamo già dimenticato? Caro Verdone, il tempo non è sempre galantuomo.

GIOCO D’AZZARDO: I PROBLEMI SONO SOSTENIBILI. E AFFRONTABILI

gioco onlineSono un po’ stufo di dover ripetere sempre gli stessi argomenti, sono anche un po’ irritato che nel popolo variegato di proibizionisti e moralisti mai nessuno voglia rispondere, concretamente, con opinioni o notizie adeguate al dibattito. Solo banalità, luoghi comuni, enfasi retorica. Oggi mi soffermo solo su un aspetto, senza più confidare che i virtuosi censori vogliano rispondermi senza buttare la palla in calcio d’angolo. Chiedo: si ha notizia di qualche Paese dove il proibizionismo abbia ottenuto risultati positivi? È dimostrato ampiamente, o no, che tutto ciò che lo Stato vorrebbe proibire (parliamo di gioco, ma problemi analoghi si registrano per le battaglie contro la droga, l’alcol, la prostituzione) diventerebbe – se dichiarato fuori legge – di totale dominio della criminalità organizzata? E allora?
Le proibizioni dovrebbero essere di radice morale? Per prima cosa, contesto che il gioco – sul piano morale – sia equiparabile alla droga, all’alcolismo, alla prostituzione. Addirittura, provocatoriamente, ho sostenuto che è educativo e andrebbe insegnato nelle scuole! In secondo luogo, in tutti gli Stati occidentali, non meno civili del nostro, il gioco è consentito, regolamentato e vigilato. Ma consentito. Perché in Italia non dovrebbe essere così?!? L’industria del gioco produce lavoro, occupazione, turismo; e sostiene, attraverso finanziamenti previsti e imposti dalla legge, iniziative e manifestazioni di valore culturale. Qual è dunque il ragionamento: andrebbe proibito perché non ci consideriamo all’altezza di riuscire a far rispettare regole e leggi?

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14.01.2016